Arequipa

Arequipa è una città bellissima ed accogliente.

Bellissima credo sia un dato di fatto, il colpo d’occhio sulla elegante piazza bordata da bianchi edifici coloniali, l’imponente cattedrale, e i coni dei vulcani in lontananza è suggestivo.

Accogliente è una mia opinione, prima di tutto nel senso che facilita molto a noi forestieri l’arte del muoversi. Soprattutto per chi arriva da Puno  e dalla Bolivia. Siamo qui a 2500 mt, senza fiatone, senza vestiti pesanti, c’è perfino un supermercato pieno di ogni ben di Dio (vende anche piatti pronti che sono comodissimi per le escursioni) nella Plaza de Armas.

Il centro si gira comodamente a piedi. Con i microbus pubblici si va ovunque. 1.80 Sol costa la tratta andata/ritorno da Plaza de Armas al terminal dei bus.

Secondariamente, è accogliente per via dello straordinario fascino dei suoi monumenti, e di alcune sue strade acciottolate,

e per i suoi numerosi bar, per la musica e le luci.

La permanenza qui è stata più breve del previsto, per colpa del maltempo.

Sarei dovuta arrivare a mezzanotte, ed invece ho ritardato sino alle 15 del giorno successivo, causa ondata di freddo polare.

Credo che sia utile aprire una parentesi in merito al fine di avvisare tutti coloro che intendano viaggiare da queste parti ad agosto affinchè prendano particolari precauzioni nella pianificazione del viaggio.

Il collegamento per Arequipa, sia in direzione Cuzco che in direzione Puno passa attraverso lo snodo di Juliaca, che può essere, a luglio ed agosto, colpito dal maltempo, il che implica nevicate e gelate. Guardate dunque le previsioni del tempo, ed evitate di partire la sera, o purtroppo sarete oggetto della stessa disavventura che è capitata a me.

Partita da Puno con un bus cama (poltrone larghe tipo salotto che si reclinano a 180 gradi diventando difatto quasi come un letto) della compagnia Julsa giungo a Juliaca al terminal. Dopo una sosta più lunga del solito, una signorina sale a bordo dicendo che, per colpa di neve e ghiaccio (guardo fuori e non nevica) è pericoloso percorrere la strada con un bus così grosso, e così saremo tutti trasbordati su un bus “normale”, che è meno rischioso. Quest’ultimo non è un sostitutivo pronto per l’occasione, bensì un normale bus di linea che è stato fatto attendere apposta, per cui saliamo incontrando le occhiate inferocite degli altri passeggeri, e ci sistemiamo alla bell’e meglio dove possibile. Appena usciti dalla città mi accorgo che il fondo stradale è ghiacciato. Tento di dormire, ma mi accorgo che ogni tanto si slitta. Ad un certo punto ci fermiamo. Rimaniamo lì almeno 6 ore.

Non c’è verso di proseguire, la strada è bloccata da un camion che si è ribaltato. L’autista per lunghi tratti spegne il motore, per risparmiare carburante, e quindi non c’è riscaldamento. Non c’è neppure il bagno, e quindi tutti si arrangiano come possono. Siamo fermi ad oltre 4mila mt, e fuori fa un freddo becco, idem sul bus, visto che siamo immobilizzati sui nostri sedili. Io sono imbacuccata come un esquimese, e quindi più di tanto non soffro, anche se rimpiango di aver lasciato nel bagagliaio da stiva il sacco a pelo da alta montagna in piuma d’oca.

All’arrivo del sole, fare pipì diventa un problema perché non c’è nessun riparo, e la fila di auto ferme è impressionante. Nessuno è venuto a rimuovere il camion. Così funziona qui.

L’autista ha intenzione dapprima di attendere che il sole scaldi abbastanza da sciogliere un po’ di ghiaccio, ma poi per fortuna, forse anche influenzato dall’esasperazione della gente, fa scendere tutti, ci fa camminare oltre il camion, e poi, pattinando, lo supera, inclinandosi sul bordo della strada. Questa è un lastrone di ghiaccio, già camminarci con gli scarponi da montagna è una impresa, figuriamoci con le gomme che hanno loro. Ripartiamo, ma le difficoltà non sono terminate! Dapprima, nonostante l’enorme ritardo, l’autista si ferma per oltre mezz’ora in una trattoria per colazione, in un paesino disperso nel nulla, dopodichè rimaniamo bloccati in un enorme ingorgo sulla statale. Non ci sono altri camion ribaltati, è solo che i mezzi pesanti procedono lentamente, e non si riesce a superarli, soprattutto noi col bus, perché anche nell’altro senso c’è la medesima coda!

Insomma, una notte da incubo! Scendendo, vorrei baciare la terra come Colombo 🙂

In taxi andiamo dal terminal del bus alla Plaza de Armas. Si sta comodamente in maniche corte, non mi sembra vero. Scendo ad un angolo e mi incammino in lato contrario alla piazza, senza smettere di girarmi per guardare i tre coni dei vulcani che svettano dietro la cattedrale, nella luce calda e bassa del pomeriggio d’inverno, che un po’ mi acceca.

Inizia la fase di ricerca pensione. Scendiamo dalla Calle Alvarez. Scartatane una alla prima quadra, troppo topaia per il prezzo che chiede, arrivo alla Misti House, il cui proprietario, interpellato due giorni prima via internet, voleva una caparra tramite bonifico.. !? ma quando mai?? A parte che avevo tempi tiratissimi, ma col cavolo che in vacanza vado a perdere tempo in una banca, con le file che ci sono e la lentezza degli impiegati. Vado comunque a curiosare, ed il prezzo che mi chiedono è di 10 PEN inferiore a quello richiesto via emai, la conferma ulteriore, se mai ancora ce ne fosse bisogno, che non conviene MAI prenotare prima, almeno in questi posti. Materializzarsi all’improvviso, e contrattare, questo è il mio motto. Nel frattempo, noto un ristorante tipico, di quelli a menu fisso, prezzi bassi, e frequentato da abitanti del luogo, la Casona del Sabor, che frequenterò nei prossimi giorni.

Quasi davanti c’è un hotel che sembra troppo bello per il mio budget, l’Hotel Arequipa Center, ed invece mi offrono una singola a 55 PEN, carina e piena di luce, e me la aggiudico dopo aver mercanteggiato un po’. Credo che il prezzo sia 60 PEN.

Dalla terrazza si gode di una vista magnifica

Cena al Ristorante Inkari, 20 PEN, nella bellissima via pedonale proprio dietro la Cattedrale. Menù turistico non malvagio

L’indomani mattina, sotto un sole splendente visito il Monastero di Santa Catalina, ingresso 35 PEN. Alcune guide propongono i loro servigi, ma poiché ci sono cartelli esplicativi sparsi nei luoghi principali, alcuni pure in italiano, non mi sembrano indispensabili. I muri sono imbiancati di colori vivaci che contrastano con l’azzurro puro del cielo.

Credo sia il più bel monastero mai visitato.

Dai torrioni si gode una magnifica vista sui tetti della città e sulle catene montuose circostanti.

Pranzo con vaschette da asporto acquistate al supermercato della Plaza de Armas (12 PEN)

Dopo pranzo passeggiata nel quartiere Yanahuara, meno turistico (più che altro devo far controllare la SIM), all’andata la faccio a piedi, al ritorno prendo al volo un bus. In seguito, passeggio a caso per le vie della città, ammirando chiese e monumenti, prendo informazioni sulle escursioni al Canyon del Colca, e sulle linee di bus in partenza per Cuzco. Le previsioni per i prossimi giorni ancora non sono fra le migliori, racconto la mia disavventura notturna e mi sento dire che quanto a me occorso non è poi così inusuale in questa stagione. Purtroppo però loro vendono prevalentemente tratte notturne e diurne delle compagnie più costose, tipo Cruz del Sur, Ormeno, ecc. e le altre non le conoscono.

Decido quindi di andare alla stazione dei bus, 1.80 PEN a/r in micro. Qui scopro che le compagnie che servono Cuzco sono innumerevoli. Scelgo CIVA, 40 PEN per un servizio cama, ottimo prezzo. Notare che Cruz del Sur di PEN per la stessa tratta ne vuole 135 (!!), ed una compagnia minore, la San Martin, con sedili normali, 40/50. Julsa 60 PEN ma visti i precedenti la scarto a priori. Che poi, tutto sommato, non è nemmeno colpa loro se siamo rimasti bloccati una notte al gelo, ma l’attitudine dell’autista che nonostante i ritardi si è fermato più di mezz’ora a rimpinzarsi a colazione mi sembra imperdonabile.

Cena a La Casona del Sabor, 6 PEN, una bella sala con volta a botte rivestita di lose, televisione a schermo piatto che trasmette programmi ebeti, vallette seminude ed ammiccanti proprio come da noi, comida tipica locale, quella povera, qui non fanno cheviche e cucina fusion..

Ristoranti alla moda pullulano in questa città, ed alcuni di essi hanno chef di grido, ma mi sembra uno spreco spendere per mangiare più di ciò che spendo per dormire..

Dopo una parentesi di 2 giorni/ 1 notte al Colca, rientro ad Arequipa verso le 17 del 28/8, cena nuovamente alla Cason del Sabor, sempre 6 PEN, e questa volta, dopo la zuppa, è la volta di un bistek alla chorilla.

Mattina dopo, 7 PEN in taxi per la stazione bus.

Parto alle 8, in orario, il bus CIVA è comodissimo.

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