Dambulla / Sigiriya e trasferimento a Polonnaruwa

Dambulla / Sigiriya fai da te —-> Polonnaruwa – 6 agosto

Esco che è buio e lascio i miei bagagli all’ingresso.

Sono al bus terminal alle 6.30 del mattino, uno stallo è espressamente dedicato alle partenze per Sigiriya, con tanto di cartello, ma mi dicono che è troppo presto per il bus diretto.

Di fatto aspetto quasi un’ora, nel frattempo faccio colazione in un hotel lì davanti (15 LKR) e noto che i samosa del giorno prima vengono dati in pasto ai cani e ai corvi. Poi inizio ad impensierirmi, chiedo informazioni e mi dicono di lasciar perdere lo stallo ed aspettare in strada, balzo quasi immediatamente su un bus che fa un sacco di fermate, e ci mette  un’ora (40 LKR all’andata e 37 LKR al ritorno).

All’ingresso del sito sborso l’astronomica cifra di 3900 LKR, non ne vale la pena e se potessi tornare indietro non lo rifarei. Inoltre, tutte le mie buone intenzioni di iniziare presto/finire presto per evitare le folle svaniscono come neve al sole. Già ho perso un sacco di tempo aspettando a vuoto nel posto sbagliato, poi ho preso un bus lento, ora ci si mette di mezzo anche un CRETINO che mentre mi sto dirigendo decisa verso la roccia, mi si para davanti, informandomi che dopo la discesa sarò obbligata a seguire un percorso diverso, e quindi non posso tralasciare la parte della cittadella in rovina che sto attraversando di corsa. Gli sto ancora tirando degli accidenti adesso. In realtà tutto questo NON E’ VERO!! Ergo, arrivate presto, fiondatevi su per quelle scale e fate tutto PRIMA che arrivino i bus delle escursioni organizzate, poi scendete, e vedete DOPO tutto il resto.

Dopo aver girellato fra perimetri di muri in decadenza,

alle 9 mi metto in fila per l’accesso alla stretta scalinata in ferro che si abbarbica sulla grande roccia.

Il lato positivo dell’attesa è che si è all’ombra ed esposti alla brezza, per cui l’inattività non pesa molto. Gli affreschi delle damigelle a mezzo percorso sono l’unico motivo per visitare questo sito, ma questo non giustifica il prezzo salato del biglietto.

La salita prosegue sino ad uno spiazzo brulicante di gente, da qui parte un’altra scalinata che raggiunge la sommità.

Vengono distribuite, non capisco con quale modalità, giacche di tela gommata per proteggersi dalle punture delle vespe che hanno costruito nidi nelle nicchie e sono evidentemente disturbate dall’eccessivo clamore del flusso di esseri umani. Numerosi cartelli invitano al silenzio, ma la noncuranza a tale disposizione è direttamente proporzionale all’isteria che si scatena alla vista di un solo singolo insetto. Di certo essere attaccati da uno sciame mentre si è su una scala di ferro sospesa nel vuoto non deve essere il massimo, immagino il panico che si scatenerebbe.

La buona sorte mi assiste ed arrivo in cima. A me il panorama non pare granchè, ma altre persone ne sono state entusiaste nei loro scritti, per cui è solo una questione personale, immagino.

Rientro a Dambulla, ritiro i bagagli in guesthouse, pranzo al Kirula Juice Bar, e prendo al volo un bus per Polonnaruwa (95 LKR). Non ci sono sedili liberi, ma il bigliettaio ha riposto lo zaino grande nel bagagliaio, per cui non sono carica e mi rilasso prendendo il fresco che arriva dai finestrini aperti. Farmi tutta la strada in piedi (saranno due ore e mezzo)non mi disturba poi così tanto, visto che nel corridoio non c’è calca.

Il luogo più carino dove soggiornare, per chi è diretto a Polonnaruwa, sarebbe Giritale, un villaggio alberato sul lago, ma qui si è troppo isolati, e quindi preferisco proseguire fino in città. Ho visto sulla Rough Guide che vicino alla fermata del bus, sul canale che porta verso il lago c’è un hotel economico, il Gajaba. Tallonata dai tuk tuk vado in avanscoperta, le camere economiche sono tetre, e care, nonostante il personale, notato il mio disappunto, ne decresca il prezzo di 100 LKR ogni metro che percorro a ritroso verso la porta di uscita. Tornata sulla strada principale, noto un piccolo ristorantino che promette bene, e mi propongo di tornarci a cena. Chiamo un tuk tuk per ispezionare un’altra zona della città, oltre la rotonda dove c’è la sede della polizia, ma pure così non riesco a combinare nulla, allora scendo, lo pago (100 LKR) ed inizio a cercare a piedi. Capito per caso alla Jayaru Guesthouse dove una stanza spoglia ma pulita mi viene offerta a 1000 LKR, il record per questa vacanza.

L’acqua varia dal freddo al tiepido ma vista la calura che c’è fuori non è indispensabile lo scaldabagno elettrico. Tutta contenta mi lavo, faccio il bucato, deposito le mie cose e poi esco, alla ricerca di un luogo dove noleggiare una bici (la mia pensione non le ha). I tuk tuk cercano di trascinarmi in luoghi dove vorrebbero propinarmele a prezzi esorbitanti, ma sulla strada principale, proprio vicino alla fermata del bus ne trovo uno e mi accordo per 250 LKR, scoprirò poi che questo esercizio è nominato sulla LP. Consumo una ottima cena all’Ariyasinhala Hotel (150 LKR paratha con dhal) e, nel negozio accanto, il record della bottiglia meno cara 50 LKR per 1.5 lt. Torno a piedi alla mia pensione, e mi fermo a parlare col proprietario ed i suoi figli.

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