Galle

Colombo —-> Galle – 28 luglio

Il mio aereo atterra a Colombo alle 10.10. Il primo acquisto è una sim Dialog (1300 LKR) che mi consentirà di tenere i contatti con casa. Attraverso la strada di fronte all’atrio arrivi, e zompo su un bus pubblico diretto in città, 100 LKR. Sotto una fastidiosa pioggia, mi scaricano in un terminal che ancora adesso sono qui a domandarmi come si chiamasse e dove si trovasse. Faccio una pausa in una latrina orrida, e prego il guardiano di non farmi pagare nulla, perché ho appena ritirato contanti al bancomat dell’aeroporto e non ho spiccioli.

Di corsa mi fanno salire su un bus in partenza per Galle (220 LKR). Domando se sia un bus express e ricevo un grugnito affermativo dall’autista. A dire il vero, non si tratta di un express, ma di un razzo supersonico.

P1150055Appena fuori dagli ingorghi di Colombo lungo la Mount Lavina Road, inizia una folle corsa a tutta velocità, con tanto di sorpassi azzardatissimi e inosservanza delle distanze di sicurezza, nonché delle elementari regole del buon senso. Avevo letto sulla guida a proposito di gare spericolate, monetizzazione dei tempi di trasferimento, pressioni sugli autisti per fare tutto sempre più in fretta, e mi rendo conto che per una volta la Rough non esagerava… Il bus sorpassa indipendentemente dal fatto che dalla corsia opposta sopraggiunga qualcosa, non importa di che stazza, anche un camion, spara gli abbaglianti, strombazza il clacson, per intimidire, rallentare e invitare a scansarsi appunto chi gli arriva di fronte, ma anche chi gli sta davanti. A quest’ultima operazione contribuisce il bigliettaio, che si sporge dai gradini oltre la porta (aperta) e con il braccio invita i sorpassati a farsi da parte senza troppe storie, attirandosi ogni tipo di insulti, soprattutto dai tuk tuk. Alla prima sosta sono già mezza morta, eppure non sono una cagasotto… Ci fermiamo nella piazzola di una specie di ristorantino locale, la toilette esterna è assai peggio di quella di Colombo, un enorme scarafaggio osserva dal bordo di un lavandino la mia faccia a 10 centimetri di distanza, le dimensioni del bugigattolo non mi consentono di starne più lontano, mentre faccio equilibrismi pazzeschi per 1) non toccare la tazza tenendo sollevati lo zainetto e la macchina fotografica 2) con le stesse due mani, tenere contemporaneamente sollevati dal pavimento i pantaloni calati, per non infradiciarmi di fanghiglia di chissà cosa. 3) non fare movimenti bruschi per non spaventare lo scarafaggio che, scappando, potrebbe venirmi addosso.

Nuovamente penso: minchia, se questi sono gli standard di guida e di igiene del paese sono a posto.

Attraversiamo tutta una serie di paesini di mare rinomati, ad esempio Unawatuna, ma procedendo alla velocità della luce mi riesce difficile afferrare un quadro completo del paesaggio, più che altro sono fotogrammi impressi sulla mia retina a caso.

Finalmente Galle. Scendo dalla trappola ambulante e vedo davanti a me le mura del forte. Mi sono studiata un po’ la mappa della città e so che posso raggiungerlo a piedi. Potrei stare nella città nuova, dove le sistemazioni sono economiche, ma poichè domani mattina ho già intenzione di andarmene, preferisco dormire nel settore più interessante. Mi informano che una delle sistemazioni più economiche in zona potrebbe essere la Old Dutch House, ho la fortuna, entrata nella cittadella dalla parte giusta, di vedere una cartello che ne indica la posizione, per cui la trovo senza fatica.

P1150084Altro colpo di fortuna, hanno una stanza libera con bagno in comune, entrambi immacolati. Il costo è 2500 LKR. La camera nr. 3 è situata nel mezzanino, ed è mansardata, questo fa sì che il ventilatore a pala, fissato al soffitto obliquo, tentenni parecchio quando è in funzione. Tenendo aperte le due finestre si crea un fresco e piacevole ricircolo d’aria che permette di lasciarlo spento. Faccio una doccia ed esco in missione. Passeggio sui bastioni al tramonto, respirando il monsone e godendomi la sensazione di libertà e benessere che mi dà il viaggiare da sola. C’è parecchia umidità, ma non mi dispiace, visto che ormai il sole è sparito dietro densi cumuli di nubi scure. Penso abbia smesso di piovere da poco. E’ pieno di gente, soprattutto ragazzi, molti ancora in uniforme scolastica, che si gode il momento.

Ci sono molte belle case in stile coloniale olandese, trasformate in negozi o ristoranti chic. E poi parecchie chiese.

Percorrendo tutto il perimetro delle mura in senso inverso, passando vicino al faro, torno al terminal dei bus, sperando in un pasto economico, ma nulla mi ispira, per cui mi tocca ripiegare sullo chic. Agghiacciata dai prezzi, mi fermo all’Anura Restaurants, uno dei meno cari, 500 LKR per un rice and curry. Il record comunque lo batterò a Tissamaharama.

Rientro in camera, con le finestre aperte sto proprio bene senonchè mentre sono già sprofondata nel sonno un improvviso temporale mi rovescia in stanza tonnellate di pioggia, per cui sono costretta a chiudere le imposte ed azionare il cigolante ventilatore.

 

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