Hsipaw

HSIPAW 21 22 23 25 luglio

Trasporti

La prima lezione che imparo durante questo viaggio è che in Birmania non è come l’anno scorso in  Sri Lanka che scendevo in strada e praticamente riuscivo ad andare in ogni dove quasi ad ogni ora del giorno. Da Mandalay a Hsipaw gli unici due pulman più confortevoli sono fissati per le 5.30 e 6. Quello che mi ritrovo alle 7 in un bus terminal Pyi Gyi Myat Shin desolatamente vuoto, a parte i taxi collettivi, è uno scassone la cui partenza è prevista da lì a poco (4500 MMK). Forse uno dei peggiori mai presi, il pavimento è completamente ricoperto da sacchi di roba, che bisogna ovviamente calpestare per salire, scendere, e raggiungere i propri posti. Il fondo, sino a metà della lunghezza veicolo, è completamente stipato di merce.

Si parte abbastanza puntuali, e la corsa si rivela meno peggio del previsto, solo un po’ più lenta, ma neanche troppo, rispetto alle autolinee più blasonate. Facciamo tappa a Pyin Oo Lwin, per circa 20 minuti.

Lo sgangherato veicolo mi lascia in centro paese, vicino al mercato, mentre quelli “normali” di solito sostano  sulla strada principale Lasho-Mandalay, in prossimità della chiesa battista

Per lasciare la città, in direzione Bagan, mi faccio furba e chiedo info prima. Qui tutta la storia

Dormire

Una delle passeggere birmane sul bus mi consiglia il Northern Land Hotel, situato molto prossimo al nostro capolinea. E’ nuovo di pacca, mi mostrano una stanza davvero bella per 22 USD. Guardando la mappa della Lonely Planet, intuisco di essere vicina al Lily, e mi ci dirigo. Sottopongono alla mia attenzione una delle loro camere dell’edificio principale, a 20 USD, leggermente inferiore come qualità al Northern Land, ma punto decisa verso l’edificio attiguo, meno recente, quello delle sistemazioni più economiche, 8 USD. I bagni in comune sono veramente puliti, e sembrano rimodernati da poco. La sola libera rimasta è la A2, al piano terreno, proprio accanto all’ingresso. E’ davvero minuscola, e tutti passano davanti all’unica finestra, che tengo comunque aperta per arieggiare. In ogni caso, si tratta di dormirci una notte. Al rientro dal trekking mi accaparrerò la A5, che secondo me è la migliore, secondo e ultimo piano, con balcone. La consiglio caldamente.

I padroni dell’hotel, prodighi di informazioni, dopo la registrazione dei miei dati  mi consegnano una piantina fotocopiata. Un ascensore modernissimo conduce all’ultimo piano, che ospita un ristorante pulito, e piastrellato di marmo. La vista dalla terrazza che circonda tre lati è stupenda.

La colazione, inclusa nel prezzo, è forse la migliore di tutta la vacanza, ci si serve a buffet. Thè, caffè, succhi, acqua, pancakes, pane tostato, marmellate, riso fritto, uova, noodles, una meraviglia.

Affittano biciclette, credo 1 USD

Mangiare

Nei pressi della pensione Charle’s ci sono parecchi bar, un frullato di frutta sostanzioso lo pago 1000 MMK.

I ristoranti da me provati sono Mr Food, cibo cinese, media dei piatti 2000 MMK, San, specializzato anche in grill, leggermente più caro, 2600 MMK per involtini di pollo alla piastra molto gustosi e gradevolmente presentati su un letto di verdure tagliate a julienne.

e poi il ristorante vegetariano di fronte a San, 1500 MMK per un riso fritto. Bancarelle di cibo lungo la Thazin Street cucinano all’istante vari tipi di noodles (700 MMK)

Trekking

E’ il motivo principale per cui si viene a Hsipaw. Rimanendo fuori la notte, ci si porta dietro il meno possibile, mentre il resto del bagaglio viene custodito in hotel. Costo sui 25000 MMK a testa. Sono compresi i pasti, ma non l’acqua, di cui è possibile rifornirsi strada facendo (500 MMK, anziché i 300 che costa in città). Indispensabile portarsi una torcia, un asciugamano, e direi anche un sacco lenzuolo.

I gruppi in genere sono formati da circa 4/5 persone. Durante la notte si viene ospitati a casa della guida, in un villaggio sulle colline intorno a Hsipaw. Non si tratta di veri e propri trekking di montagna, bensì di camminate attraverso piccoli borghi e colline verdeggianti.

Si vede come vive la gente del posto, le possibilità di reale contatto dipendono dalla propria voglia di interagire, e dalla guida, ovviamente, che funge da traduttore. L’esperienza può essere molto appagante, ma anche no, dipende dai casi. Io ed un’altra ragazza del gruppo, una persona molto curiosa ed aperta, ci siamo offerte di aiutare in cucina, o in altre faccende. Le signore di casa ci hanno detto che noi eravamo gli ospiti, non dovevamo disturbarci, ecc ecc. Ci hanno mostrato la loro dispensa, come macinano i cereali, ecc. ma la nostra impressione è che loro si siano fatti l’idea che tutti gli stranieri vogliano essere serviti e riveriti come in un albergo, e questo mi è spiaciuto un po’, perchè, secondo me, dovrebbe essere un’esperienza di conoscenza, compartecipazione, condivisione. Un discorso interessante che ho affrontato con la guida è stato di come noi turisti veniamo “giudicati” da queste minoranze etniche. Mi ha spiegato che, con molta pazienza, è riuscito a convincere, soprattutto le curiosissime donne, che non siamo tutti ricchi sfondati come petrolieri kazaki. E che è ovvio che il livello di vita è completamente diverso, ma ora sono consapevoli del fatto che la maggior parte degli occidentali deve lavorare sodo e risparmiare per potersi permettere il lusso del viaggio. Altri del gruppo invece sono riusciti a far “scivolare” il discorso sul tema della politica.

Le case non hanno acqua corrente. Il bagno è un gabbiotto esterno foderato di bambù attorno ad un buco scavato in terra, e per lavarsi c’è un rubinetto ed una tazza cui attingere acqua. Si dorme poi sopra materassi di gomma piuma, scordatevi i memory foam, direttamente sul pavimento. La mia meta è Htang Sang,

per pranzo invece ci fermiamo a Pam Kham, mentre imperversa il diluvio universale. Si mangia cibo locale, semplice ma commestibile, riso e verdure.

L’esperienza è positiva, pur con alcuni “contro”, per lo meno nel periodo dei monsoni.

Durante questa stagione i sentieri si riempiono di fango, rigagnoli più o meno tumultuosi ti scorrono a fianco, la portata d’acqua può variare improvvisamente e questi cambi repentini fanno davvero paura. E’ facile scivolare nei pochi tratti veramente ripidi. E’ comunque faticoso camminare sotto una pioggia torrenziale, vedendo poco o niente di ciò che c’è attorno, attenti solo a dove si mettono i piedi per non restare impaludati. Un altro avviso, per chi ha raggiunto gli “anta” ed oltre. Valutate bene l’età degli altri componenti, perché se capitate in mezzo a ventenni atletici, sarà dura stare loro dietro.

Lo rifarei? Col senno di poi, sì. Ponendomi la stessa domanda mentre arrancavo fradicia, con le scarpe inzuppate e gli occhiali appannati, non ne ero così sicura

In generale

Forse il mio giudizio su Hsipaw è un po’ condizionato dalle pessime condizioni atmosferiche al momento del mio soggiorno. Il ponte principale è crollato, provocando vittime.

E’ sicuramente una cittadina gradevole, con alberghi e ristoranti per tutte le tasche ed interessanti escursioni nei dintorni, a piedi o in bicicletta, paesini abitati da minoranze etniche, templi, punti panoramici dove, per via del poco tempo o della pioggia non sono potuta arrivare.

Il Shan Palace, una villa, più che palazzo, l’ho visto solo da fuori, c’è però una storia molto interessante alle spalle, e sicuramente vale la pena di approfondire, se si ha la possibilità di intrattenersi coi padroni di casa.

Gradevole, anche sotto la pioggia, è la cosiddetta Little Bagan, un agglomerato di piccoli stupa poco fuori dal centro, raggiungibili con una breve passeggiata

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