L’Islanda Occidentale

L’Islanda Occidentale

Lasciamo Laugarbakki alle 8 di mattina, il tempo a vista sembra promettere bene, dopo pochi km degenera. Le previsioni sono pessime e già di fronte alla chiesetta di Prestsbakki ci ritroviamo immerse nella nebbia, e bagnate dalla pioggia

La visibilità in strada è buona, ma come potete vedere dalle foto, il quadro che scorgiamo dal nostro parabrezza oltre il manto asfaltato è piuttosto limitato! Il magnifico panorama sui fiordi ci è dunque precluso. Il lato positivo è che comunque le strade sono in perfette condizioni

Raggiungiamo Ísafjörður abbastanza presto, le alture intorno sono immerse in una coltre bianca di nubi, non ci resta che un breve giro in città, la più importante della regione, fondata nel nono secolo ed importante fulcro di attività legate alla pesca. Il centro, con le case colorate in legno ed il porto, è grazioso. La Gamla Bakaríið è una rinomata panetteria, ma purtroppo sta chiudendo quando ci passiamo davanti. Ciò che più mi colpisce sono dei lavori in maglia appesi in prossimità delle colonne e muri di un edificio, forse davanti ad un negozio che li vende; in effetti credo di aver letto che oltre alla pesca un’altra fonte di ricchezza per l’economia locale sia costituita appunto dalla produzione di maglieria, e qui si possano trovare i migliori lopapeysur del paese

Fortunatamente, la Gamla Guesthouse, dove ho prenotato una singola a 55 Eu contattando direttamente la struttura, è molto confortevole, non altrettanto si può dire dell’Ísafjörður Hostel dove alloggia invece la mia compagna di viaggio

La seconda tappa del brevissimo tour dei fiordi occidentali, da Ísafjörður a Reykhólar si rivelerà piuttosto lunga ed impegnativa, vista la presenza di un lungo tratto di sterrato, partendo dal bivio con la 62 e poi lungo tutta la strada 612 che arriva a Latrabjarg. Pur con una vettura a due sole ruote motrici non abbiamo avuto problemi, procedendo prudentemente a bassa velocità, anche per evitare danni all’auto con conseguenti sanzioni pecuniarie da parte dell’autonoleggio. Come le strade asfaltate, anche quelle sterrate sono tenute in ottime condizioni.

Il primo punto di interesse lungo il tragitto, a parte i panorami mozzafiato fra i tornanti in discesa, sono le cascate di Dynjandi, molto meno presenti di altre su Google Immagini, (queste strade sono molto meno battute rispetto alla N1) ma non meno spettacolari, sono le più imponenti della regione. Sono composte da 7 differenti salti, con un’altezza di circa 100 mt. Mi ricordano un velo da sposa.

E possibile salire in cima ma purtroppo il tempo è tiranno e dobbiamo proseguire dopo essere arrivate un po’ prima della metà. Successivamente è molto suggestiva la spiaggia di Breiðavík, detta anche “i Caraibi d’Islanda”. La sabbia è di un bel colore dorato, con il sole deve essere splendida. Non abbiamo tempo di deviare e scendere sino al litorale, ma il gia con il cielo cupo il colpo d’occhio dalla strada soprastante è eccezionale.

Finalmente approdiamo, accolte da un vento incredibile, al promontorio di Latrabjarg, il punto più occidentale d’islanda e d’Europa, popolato di avifauna, primi fra tutti i simpatici puffins, o pulcinelle di mare, ma anche gabbiani, sule, cormorani e gazze marine. La Lonely Planet dice che si possono anche avvistare le foche sulle rocce in mare, ma non siamo state fortunate. Lasciata l’auto al parcheggio, è possibile percorrere un sentiero sul perimetro delle scogliere, che si estendono per una decina di chilometri. Non ci sono bagni, per cui è meglio pensarci prima di arrivare 🙂 ricordo di aver visto dei gabbiotti adibiti a tale uso sulla sinistra andando in direzione di Latrabjiarg, poco dopo aver lasciato la spiaggia di Breiðavík. Non si può sbagliare, sono segnalati, ed in ogni caso c’è sempre qualche macchina parcheggiata davanti

Raggiungiamo la nostra guesthouse di Reykhólar verso le 21.30. (una singola 60 Eu tramite Booking). Avendo avvisato del ritardo i nostri hosts, non troviamo nessuno ad accoglierci, ma la porta di ingresso è comunque aperta, con le chiavi infilate nella toppa. Ci troviamo in un edificio annesso ad una fattoria, isolato, splendidamente silenzioso, con una magnifica vista dalle finestre della cucina e della sala. 

Il mattino successivo, durante la colazione, il simpatico proprietario viene a farci visita, e ci delizia con una serie di aneddoti e consigli sulle cose interessanti da visitare nei dintorni. Il tempo è in ripresa, ma non ancora del tutto stabile.

In certi tratti gli elementi della natura ci graziano, liberandoci dalla pioggia durante la nostra tappa a Stykkishólmur, nella parte nord della penisola di Snæfellsnes, villaggio popolato di gabbiani, con grande coscienza ecologica ed economia basata su turismo e pesca. Il ferry Baldur congiunge la città con Brjánslækur, ma sinceramente su queste litoranee preferisco guidare, piuttosto che navigare. Riesco a godermi molto di più i paesaggi. Ecco comunque il link dove trovare orari e prezzi. Passeggiamo lungo la penisola di Sùgandisey, alle spalle del porticciolo

Il maltempo però ci flagella nuovamente alle fotografatissime cascate di Kirkjufellsfoss. Trovare un posto per lasciare l’auto qui è un’impresa. Mi spiace segnalare che molti turisti di origine asiatica, apriamo una parentesi, che in genere guidano da cani, forse non abituati alle strade strette e tortuose, parcheggiano a ca@@o ovunque, anche nei posti dove ci sono segnali di divieto, e fregandosene se il loro mezzo ostacola le manovre ed il rientro in strada degli altri

E’ definitivamente rasserenato nel tardo pomeriggio, quando raggiungiamo la nostra guesthouse a Rif, vicino ad Ellissandur. Gamla Rif, una doppia 102 Eu prenotata tramite Booking

Ci dirigiamo verso Ellissandur. Una splendida luce calda ci allieta mentre scarpiniamo in un paesaggio vulcanico sino ad un belvedere situato nel cratere di Saxhòll. Si tratta di una breve e facile camminata, il sito è raggiungibile con un strada sterrrata breve che si dirama dalla N1, e per arrivare in cima hanno addirittura costruito delle rampe di scale

Rientrando, passeggiamo in spiaggia, sempre ad Ellissandur

e visitiamo la chiesetta di Ingjaldshóll, che si dice sia stata visitata da Cristoforo Colombo nel 1477

e poi i murales

Al bivio fra la N1 e la strada che conduce al porto ci tratteniamo in ammirazione davanti a pozze d’acqua e stagni popolati di uccelli, ci sono anche dei capanni per osservarli senza arrecare loro disturbo.

La nostra guesthouse ci accoglie verso le 21, ci prepariamo la cena e ci rilassiamo. Per chi non è mai stato al nord, questa foto è stata scattata alle 00.50

Il mattino seguente, finalmente con uno splendido sole, abbiamo raggiunto Djúpalónssandur, o black lava pearl beach, cui dedichiamo parecchio tempo, camminando dapprima sull’arenile partendo dal sentiero di Nautastigùr, ossia il sentiero del toro, attraverso enormi formazioni di lava. Da un orifizio situato all’interno di una rupe denominata Gatklettur si riesce a vedere il ghiacciaio Snæfellsjökull. Il macigno più grande, dalla forma quadrata, con un colore più tendente al mattone (si vede nelle foto), è detta Söngklettur (la roccia che canta). Si dice che sia una chiesa degli elfi. Secondo le leggende new age, è bene non arrampicarsi su questi massi eletti a dimora dagli elfi, la disobbedienza genera una lunga sequela di sfortune. Inoltre, le saghe islandesi raccontano che alcune di queste rocce fossero in passato dei trolls, trasformatisi appunto in sassi dopo aver visto la luce del giorno.

E’ possibile inoltre camminare anche sui costoni che circondano la spiaggia

Fiancheggiamo quindi lo Snæfellsjökull (il monte Snæfell su cui il ghiacciaio si trova è citato anche nel libro di Jules Verne “Viaggio al centro della Terra”)

prima di giungere ai faraglioni di basalto di Londrangar

Arriviamo poi al villaggio di Hellnar dove abbiamo ammirato le scogliere popolate di gabbiani,

e Arnarstapi, dove abbiamo pranzato.

Hellnar ed Arnastapi, oltre che dalla N1, sono collegate da un sentiero costiero che immagino meraviglioso, a giudicare da ciò che si vede guidando.

Poco dopo, altri splendidi panorami a Langaholt

Dopo un’altra sosta a Borgarnes e Akranes

abbiamo finalmente raggiunto la capitale Reykjavík, alla cui vista da distante pare una metropoli, e la nostra guesthouse prenotata con Air BnB, molto vicina al centro (111 Eu una doppia). Per cena, abbiamo deciso per una volta di non cucinare (la nostra guesthouse è comunque fornitissima di roba lasciata da altri guests) e provare le prelibatezze locali in un bistrot molto rinomato su Tripadvisor, Icelanding street food, ma non siamo rimaste particolarmente colpite. La mia purea di stoccafisso e patate, simile al brandacujun ligure, era passabile, ma niente di che. La zuppa di gamberetti di Cristina direi di no, una specie di liquame, poco denso, dove galleggiavano tristi pochi crostacei. Trascorriamo la serata ed il giorno successivo alla visita della città, che a dire il vero non mi entusiasma. Le zone che ho preferito sono quelle intorno al vecchio porto, le passeggiate intorno al bacino di Tjornin, e le architetture dell’Harpa Concert Hall and Cultural Centre

Ci sono comunque parecchie possibilità di shopping per chi, come me, ci si dedica sempre all’ultimo secondo, lungo la Skólavörðustígur, la via che dal centro arriva alla Hallgrímskirkja, la cattedrale che l’architetto Guðjón Samúelsson ha progettato ispirandosi alla cascata di Svartifoss, e le vie attigue

Visto che il volo di rientro è alle 8 di mattina, trascorro l’ultima sera nei dintorni dell’aeroporto, in un ottimo Air BnB con singola scovata a 33 EU. L’indomani mattina, le procedure di restituzione del mezzo all’autonoleggio sono velocissime, mentre invece in aeroporto si formano lunghe code per i check-in. Ho come l’impressione che la capacità di accoglienza della struttura non sia più proporzionata al flusso di passeggeri da gestire, in costante crescita

 

 

 

 

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