Santa Cruz

Santa Cruz de la Sierra fai da te, 9 e 10 agosto

L’intenzione sarebbe stata quella di evitare del tutto questa città, atterrarci alla 1 di notte, aspettare che aprisse la biglietteria di Boliviana de Aviacion, e comprare il volo diretto per Sucre delle 8. Invece, ho dovuto passarci due giorni.

Dopo essermi resa conto che i bagagli non sono arrivati, passo il resto della notte sdraiata sulle sedie della sala d’aspetto degli arrivi, in attesa che faccia giorno. Appena rischiara, la navetta (6 BOB) mi porta in città, una pioggia scrosciante mi dà il benvenuto, se mai ce ne fosse bisogno. Poiché la cerata è rimasta in Spagna, compro un’altra mantellina al volo, e mi metto alla ricerca di un hotel. Il Felimar, 200 BOB, ha stanze piuttosto tetre ma comunque pulite, moquette che odora un po’ di muffa, e docce che si intasano un po’, ma il personale è gentilissimo, e comunque attorno non c’è di meglio. Tutto completo al richiestissimo ed economico Residencial Bolivar, altre strutture allo stesso prezzo del Felimar hanno standard igienici che pure una persona accomodante come me non potrebbe tollerare se costretta a sganciare 20 Eu.

La città non offre molto. Dopo aver passato le vacanze per moltissimi anni lontano dall’America Latina, mi guardo attorno e penso che tutto sommato mi sento a casa, una certa padronanza con la lingua è una garanzia. Santa Cruz è la grande porta di ingresso del bacino amazzonico boliviano, ma i luoghi vicini e facilmente raggiungibili coi mezzi, tipo Samaipata, mi sembrano troppo poco selvaggi.

Le varie agenzie propongono varie “rutas del Che”, che qui fu assassinato e catturato dalla CIA nel 1962, però ci vuole tempo, e tanto tempo ci vuole anche per quello che mi piacerebbe di più, raggiungere Trinindad su un bus pubblico, e poi navigare il fiume su un barcone tipo “L’amore ai tempi del colera”, il mio romanzo preferito. D’altro canto, quello che voglio privilegiare in questo viaggio non è la foresta, ed è meglio rimanere in città a fiatare sul collo alla Iberia, cercare di recuperare le valigie e smaterializzarsi il prima possibile.

Santa Cruz, dicevo, non è una bella città, la sua piazza centrale con Cattedrale e giardini è appena sufficiente, idem le altre chiese.

Ci sono invece interessanti prospettive di shopping. Innanzitutto un grazioso mercatino di souvenir dove ci sarebbe parecchio da acquistare, se uno fosse alla fine del viaggio e volesse caricarsi. Poi ci sono dei mercati che invece offrono ogni tipo di frutta, ed uno alimentare dove è possibile mangiare a poco prezzo, ma la cosa più interessante è che ci sono dei negozi di articoli sportivi che vendono scarpe e prodotti di marca, tipo Adidas, a prezzi bassissimi!  Non sono tarocchi, perché hanno tutte le etichette, e non li danno via a due soldi come i tarocchi, ma comunque convengono tantissimo. L’unica spiegazione che mi riesco a dare è che i costi diano adeguati a quello della vita locale.

La via principale su cui si trova il mio hotel, andando in direzione della Cattedrale, è disseminata di ristoranti, caffetterie, gelaterie e pasticcerie, molto colorate e moderne, il cibo è tipo fast food, o se vuoi qualcosa di più sano tipo bistecca o pesce lo strapaghi, ma i dolci sono buonissimi! Ad esempio, al “Picolo” una fetta di torta costa 15 BOB, ed una trota con contorni vari 70.

Al mercato municipale invece con 15 BOB si riesce a mangiare.

Nella zona ci sono altri ristorantini che a pranzo offrono il menù del dia (primo e secondo) a 12 BOB. Altri dolci sono venduti anche nei banchetti di strada, insomma, ci sarebbe da rimpinzarsi in continuazione.

Purtroppo ci sono anche molti mendicanti.

Per fortuna il 10 in mattinata i bagagli arrivano. Mentre li ritiriamo in aeroporto compriamo direttamente presso gli uffici di Boliviana de Aviacion il volo per Sucre per l’indomani.

Il taxi dal centro all’aeroporto, il mattino seguente, costa 30 BOB

 

 

 

 

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