Windhoek

Windhoek

Trasporti

Bus Intercape Mainliner da Livingstone, 33 USD, 3 corse settimanali. 21 ore di viaggio, compresa l’attesa per i disbrighi delle formalità doganali al confine (Wenela). Sedili non particolarmente larghi o confortevoli, ma almeno la toilette a bordo era pulita e funzionante. Per chi è abituato a viaggiare in Asia o Sud America, le pause pasto in confronto sono un po’ squallide, in tetre stazioni di servizio frequentate da individui un po’ così.

Dormire

WindhoekChameleon Backpackers – 320 NAD una singola senza bagno. Veramente un bel posto, grazioso di aspetto, e vivace di atmosfera, senza esagerazioni. Abbondanti colazioni a buffet servite dalla casa. Spazio cucina ampio ed attrezzato. Piscina (acqua fredda ad agosto). Bagni in comune abbastanza puliti. Nulla da eccepire sulle camere, ho dormito nella stanza Pelikan e nella Upupa. Lenzuola profumate. Vicino al centro, agenzia viaggi interna efficiente. Raccomandato.

Windhoek – Kate’s Nest Guesthouse – 370 NAD. Ci ho passato una notte sola, visto che nel passaggio da Etosha a Namib Desert mi ero dimenticata di prenotare il Chameleon, e questi non avevano più posto nemmeno nei dormitori. Scelto a casaccio su booking perché il primo nella classifica dei meno cari. Una vera gemma, davvero super. Unico neo, bisogna avere la macchina, perché è lontano dal centro. Atmosfera intima, begli arredi, sprizza buon gusto da ogni poro. Colazione abbondante compresa nel prezzo.

Mangiare

Ho quasi sempre mangiato in ostello, tranne un pranzo incluso in un’escursione, a Naankuse, dove, in un ristorante elegantissimo in stile e materie prime locali, ho consumato cibi raffinati e ben presentati.

Escursioni

Naankuse – Osservazione carnivori al mattino, pranzo, e incontro con il popolo San al pomeriggio. 1800 NAD. Naankuse è una fondazione che da circa una decina di anni si batte per preservare la cultura delle minoranze etniche (i San in primo luogo), ed accoglie e cura animali selvatici in difficoltà.

La mia intenzione iniziale era visitare il Cheetah Conservation Fund di Otjwarongo, ma poi ho desistito, perché troppo difficile da organizzare senza una vettura a disposizione. Ho quindi potuto osservare i magnifici grandi felini molto da vicino, e molte altre specie, tipo licaoni e caracals.

Essi hanno a disposizione un territorio recintato molto vasto (la tenuta è enorme). I ghepardi facevano addirittura le fusa, sembrava avessero un motore in gola. Ovviamente non a noi, stavano semplicemente esprimendo il proprio benessere.

Troppo presa a fotografare gli animali, mi sono persa gran parte delle spiegazioni della guida. Dopo un ottimo pranzo nella cornice incantevole del ristorante, ed un po’ di relax sprofondata nei soffici divani attorno alla piscina incastonata in magnifica posizione in mezzo alle rocce,

un’altra guida ci ha portato a visitare un villaggio San. E’ ovviamente un’operazione assolutamente turistica. Raggiungiamo in camionetta una radura che ospita capanne, un miniclan di San, e alcuni souvenirs in vendita da loro prodotti. I San provengono da villaggi nel nord del paese, ed a turno scendono a Windhoek per rendersi protagonisti di questi incontri culturali, detto senza ironia, perché comunque, tramite la traduzione della guida, ci spiegano le loro tecniche di caccia, di raccoglimento del cibo, la loro struttura sociale. Ho sbirciato nelle capanne: erano vuote, onestamente non credo che vivano davvero lì, è un po’ una messinscena, ad ogni modo è un’esperienza gradevole per chi ha una giornata libera a disposizione, magari in attesa di partire per un’escursione.

Visto che l’ho menzionata, approfondisco un attimino il discorso sulla capitale namibiana. Gli ostelli, in collaborazione con l’ufficio del turismo, organizzano tours a piedi gratuiti di un paio di ore, che sono secondo me un ottimo modo per avere un’idea approssimativa, e poi magari approfondire in seguito, sempre se si ha tempo, perché sicuramente tutto ciò che sta al di fuori di Windhoek è più interessante. A me è piaciuto molto il vecchio museo centrale, a ingresso gratuito fra l’altro (direi doveroso però lasciare un’offerta, non è il caso di fare gli scrocconi), dove vengono spiegati usi, costumi, storia di tutti i vari gruppi etnici che compongono il variegato mosaico umano della Namibia. Sono esposti anche molti oggetti di uso quotidiano, indumenti, monili, vecchie fotografie.

Un’altra mezza giornata l’ho invece passata a Katutura, uno delle townships di Windhoek. 300 NAD. Non ero mai stata in una baraccopoli, ci ero soltanto passata accanto in macchina in svariati contesti, Kenya, India, Caracas. A Katutura, il cui nome significa “non vogliamo vivere qui” furono deportati tutti i neri che prima vivevano in centro città al tempo dell’invasione sudafricana. La situazione ora è molto diversa perché ovviamente chiunque può decidere dove abitare, basta avere i soldi. Poichè però in centro città le case sono molto care, la maggior parte è comunque costretta a rimanere qui per forza, pur avendo un lavoro, perché gli affitti sono più bassi. In effetti, le case più belle sono costruite in legno,

le altre sono cubi di lamiera.

Non si scende mai dalla macchina, se non per visitare un mercato, circondato da ruscelletti di liquami fognari, nulla a che vedere con quello che ho visto in Cambogia o India, comunque. Ci vengono mostrati cibi curiosi tipo larve secche, bevande tipiche per me disgustose, sembra acqua color caffelatte in cui abbiano disciolto lievito di birra, e snack più appetibili, molti tagli di carne cotti all’istante alla griglia. La gente si serve da sola e li cosparge di sale prelevato da recipienti unti. Il festival del colesterolo, insomma.

La gente mangia carne in continuazione. L’ultima ora dell’escursione è dedicata alla visita di un’organizzazione no profit, Penduka, molto conosciuta, che dà lavoro a donne disagiate, divorziate, abbandonate o affette da handicap fisici. I loro prodotti, venduti ai turisti, servono a sostenerle dignitosamente.

Per lo shopping, vedere alla voce apposita. Ci sono comunque parecchie attrattive, tali da intrattenervi per alcune ore.

Impressioni

Non sarà il massimo della vita, dicevo, ma non ci si annoia neppure, basta organizzarsi ed avere un minimo di apertura e curiosità

Precedente Etosha National Park Successivo Namibia

Lascia un commento