Uluru e Kata Tjuta National Park

AYERS ROCK e OLGAS NATIONAL PARK

 ULURU e KATA TJUTA in lingua aborigena. La formazione geologica è simile a quella già descritta per le altre località del Red Centre, tutto stava sotto lo stesso mare e ha subito le stesse modifiche. Alto circa 350 metri, il monolito Uluru, formazione rupestre isolata, è composto da un tipo di roccia chiamata arcose. Percorrendo la base walk si può notare che in realtà la superficie rossa contiene scaglie grigie. Queste sono frammenti rimasti dopo che l’acqua e l’ossigeno hanno fatto decomporre i minerali nella roccia. Il rosso è l’ossido di ferro che si trova naturalmente nell’arcose, mentre il grigio è il colore originale della pietra, lo stesso grigio che si può vedere anche all’interno di molte delle sue grotte.

Le 36 cupole del Kata Tjuta sono costituite da un conglomerato di ciottoli e massi di granito e basalto cementati da sabbia e fango.

Uluru dista circa 400 km da King’s Canyon e 450 da Alice Springs. La cittadina turistica di Yulara ospita un aeroporto, l’Ayers Rock Resort che comprende alcuni alberghi, con costi diversi: Outback Pioneer Hotel & Lodge, con annesso campeggio, Lost Camel Hotel, Emu Walks Apartments, Sails in the desert, Desert Gardens Hotel. Il primo è il più economico. Ha anche dei dormitori, ed è lì che ho pernottato, in una camerata femminile da 20, 28 Aud a notte. I letti sono molto comodi, e ci sono armadietti per riporre le proprie cose (portarsi un lucchetto da casa). C’è inoltre una stazione di servizio, un supermercato, ed una specie di town square, che personalmente non ho visto, ma sulle mappe vedo che comprende alcuni bar e ristoranti. L’Outback Pioneer Hotel & Lodge si estende su un’area piuttosto ampia, vi sono blocchi dedicati ai bagni, con angolo lavanderia dotato di asciugatrici, lavatrici e comodi ampi lavandini per il bucato a mano, più una cucina in comune tipo ostello, in un altro blocco. Questi sono fruibili da chi sta appunto nelle camerate o in campeggio. La piazzola per la tenda senza elettricità costa 46 Aud, intuibile dunque perché abbia optato per l’ostello. C’è inoltre un bar che fa anche da bistrot, e poi sicuramente un altro ristorante, che ho visto di sfuggita.

Ad ovest di Uluru c’è poi un villaggio aborigero di circa 300 anime, Mutitjulu. Credo che provengano da qui le persone che ogni tanto si aggirano a Yulara; chiedono soldi, ma in modo molto gentile, e spesso vengono invitati al bar dai turisti, che sono curiosi di conoscere le loro storie. Fu sempre Ernest Giles il primo bianco a vedere Uluru nel 1872, il nome Ayers Rock venne dato in onore di Henry Ayers, il primo ministro di allora. Nel 1993 fu stabilita la doppia denominazione ufficiale Ayers Rock Uluru, che nel 2003 divenne Uluru Ayers Rock. Da ottobre 2019 è vietato scalare il massiccio. La caratteristica che più affascina è il cambio di colore della roccia a seconda della variazione di luce. Le ore migliori sono alba e tramonto, quando la luce è più calda. Dovendone solo scegliere una direi sicuramente il tramonto.

Un servizio di navetta gratuito collega tutti gli alberghi e passa circa ogni 20 minuti. Altre attività gratuite, ma bisogna prenotarsi prima di arrivare, sono incontri con i rangers di origine aborigena, che forniscono nozioni su come hanno cacciato, raccolto e preparato cibo nei secoli passati, oppure raccontano delle loro storie e leggende. Ci sono poi dei documentari di astronomia, trasmessi nella sala cinema, laboratori di pittura aborigena, molto amati dai bimbi, e visite guidate nei giardini del resort alla scoperta delle virtù della flora locale. Inoltre, ad Uluru, la Mala Walk, passeggiata guidata con ranger, tutti i giorni con partenza dal parcheggio Mala (quello princicipale) alle ore 10 nei mesi più freddi (da maggio a settembre), ed alle 8 nei restanti.

https://www.ayersrockresort.com.au/experiences/uluru-hop-on-hop-off-uluru-return

Chi non ha l’auto può disporre di un servizio bus per e da Uluru e Kata Tjuta, al link indicato potete vedere orari e prezzi

https://uluruhoponhopoff.com.au/timetable/

Attività a pagamento sono invece il noleggio biciclette, le escursioni in segway e in cammello, i tour astronomici, i voli in elicottero, e la famosissima “field of light”, una cena all’aperto su un terrazzo con vista Uluru (che però sta a 20 km di distanza), al lume di lucine colorate che sono posizionate su tubicini di plastica flessibili, e quindi ondeggiano al vento.

https://www.ayersrockresort.com.au/all-experiences?categories%5B0%5D=49

Secondo D-Max, rettili e ragni pericolosi sono in agguato ad ogni angolo. Le brochure che rilascia la reception dell’Outback Pioneer Lodge avvisa gli ospiti che in zona si trovano ben 13 specie differenti di serpenti, 8 delle quali velenose. Inoltre, alcuni roditori tipici della zona che possono essere scambiati per normali topi. Per evitare di trovarseli in camera è meglio lasciare tutto il cibo in macchina, o portarlo in cucina. E, per finire, parecchi tipi di insetti e centipedi. Particolarmente insistenti e fastidiose le mosche, non così numerose ad agosto, ma comunque insopportabili. Capisco perché alcuni si comprino il cappello con retino.

Il biglietto per 3 giorni costa 38 Aud e si può comprare allo sportello che si trova vicino alla sbarra di ingresso. Bisogna stare attenti a non perderlo (io alla fine lo tenevo sempre in auto sul cruscotto) perché ai successivi ingressi bisogna scansionare il QR code su un lettore posizionato accanto alla sbarra.

Uluru dista da Ayers Rock Resort circa 20 km, come dicevo. Vicino al monolite non poteva mancare un centro culturale (mi è però piaciuto di più quello al Kakadu) dove si espongono opere artigianali ed artistiche maruku e walkatjara. Inoltre sculture in legno fatte a mano (punu), strumenti, armi e gioielli Ciascuna di esse è di proprietà e gestione degli aborigeni, con i profitti reinvestiti nella comunità locale. Alle 11.30 dal lunedì al venerdì si tengono delle presentazioni di circa 30 minuti dedicate alla cultura Anangu, la tribù aborigena della zona. Bar e toilette, come sempre molto pulite, completano il tutto.

Ad Uluru ho visto sia l’alba che i tramonti, oltrechè tramonto in controluce dalla piazzola delle albe. I bus hanno un parcheggio a parte e c’è spazio per tutti. Kata Tjuta alba e tramonto. Uluru e Kata Tjuta distano una cinquantina di km uno dall’altro. Mi sono organizzata come segue. Arrivo ad Uluru da King’s Canyon nel primo pomeriggio; dopo essermi sistemata in camerata sono schizzata verso l’ingresso del parco nazionale, ho fatto il biglietto, 38 Aud per tre giorni, e mi sono fiondata al parcheggio da dove si assiste al tramonto. Al mattino seguente, prestissimo, ho visto l’alba ad Uluru, e poi mi sono diretta a Kata Tjuta, dove ho trascorso la giornata, compreso tramonto. Il secondo giorno invece ho trascorso la maggior parte del tempo a Uluru. Ho poi assistito all’inizio del tramonto sempre ad Uluru, ma dal lato alba, per vederlo in controluce. Mi sono poi successivamente spostata per la seconda parte del tramonto al piazzale “tramonto”. Il mattino seguente, con calma, verso le 9, sono partita da Yulara diretta ad Alice Springs, dove sono arrivata nel primo pomeriggio.

3 notti sono poche, e ho fatto le corse, come sempre, senza potermi dedicare ad altro che non fossero albe, tramonti, passeggiate. Per le attività sopra descritte organizzate dai resort bisognerebbe avere a disposizione qualche giorno in più.

ULURU PASSEGGIATE

Kuniya walk 1 km, dal Mutitjulu Waterhole in direzione antioraria

Mala Walk, 2 km, dal parcheggio omonimo in senso orario per la Kantju Gorge

Liru Walk, 2+2 km, collega il Cultural Centre al Mala Car Park

Uluru Base Walk, 10,6 km, percorso ad anello attorno al perimetro del monolite. Nella stagione calda ci si raccomanda di terminare il percorso entro le 11.

Lungkata Walk, 2 + 2 km, collega la Kunijya Walk al Mala Car Park.

Ho percorso il Base Walk. Lasciato l’auto al Mala Car Park verso le 10, la prima tratta, sia verso Kantju Gorge che verso Kulpi Mutitjulu è molto affollata, per i restanti 7 km ho incontrato pochissime persone.

Andando in direzione oraria, si passa accanto ad un paio di grotte.

Kulpi Nyiinkaku. Generazioni su generazioni di aborigeni hanno dipinto le immagini che ora ammiriamo noi viaggiatori, come un professore usa una lavagna scolastica, per insegnare ai giovani a viaggiare e sopravvivere nel bush, tracciare e cacciare gli animali da preda. I ragazzi, separati dalle famiglie, sono poi stati portati nella boscaglia per conoscere il territorio, trovare le pozze d’acqua, gli animali, i materiali per i loro strumenti e armi. Tradizionalmente questa fase poteva durare diversi anni finché un ragazzo non dimostrava le sue doti di cacciatore, fiducia in se stesso e disciplina.

Kulpi Watiku. questa è la grotta degli anziani Mala (gli antenati degli Anangu). per prima cosa accendevano i fuochi, e si affaccendavano nei preparativi per la cerimonia, fissando i loro strumenti con tendini di canguro e resina di spinifex. Da qui potevano controllare i giovani nell’altra a grotta, e gli altri uomini che tornavano dalla caccia con il cibo. Le iscrizioni rupestri si sovrappongono le une alle altre, ma non sono così antiche come quelle al Kakadu.

Proseguendo, dopo pochi minuti si arriva alla Kantju Gorge e si prova quasi un senso di timore, di fronte a queste pareti verticali di roccia rossa alte 300 e passa metri che ti avvolgono a ferro di cavallo. L’acqua ad agosto è scarsa, ma è sacra agli Anangu, in quanto è la principale fonte di approvvigionamento per le cerimonie, e per generazioni sia la gente sia la fauna selvatica sono dipese da essa per la sopravvivenza. I cacciatori si nascondevano tra gli alberi e aspettavamo che un gruppo di emù venisse a bere. Quando lasciavano la pozza essi trafiggevano l’ultimo così gli altri non avrebbero avuto paura in futuro. Ogni infinitesimo particolare relativo ad Uluru ha un significato culturale per le tribù locali. Condividendo queste storie con noi esse ci danno un’idea di come fosse tramandata la loro conoscenza. C’è da dire comunque che miti e leggende non vengono rivelati ai non aborigeni, pertanto i pannelli nel parco riportano soltanto informazioni molto generiche. In alcuni tratti i cartelli vietano di fotografare perché intere sezioni del monolite sono considerate sacre.

Proseguendo in senso orario dopo la Kantju Gorge il sentiero si discosta dal massiccio, e per lunghi tratti si procede in pieno sole, pertanto è necessario avere un cappello e magari spalmarsi un po’ di crema solare.

Dopo la metà del percorso si inizia a trovare un po’ di ombra ogni tanto perché si ritorna vicino alla roccia.

Kulpi Mutitjulu. Per molte generazioni le famiglie Anangu si sono accampate qui. Gli uomini andavano a caccia di carne e le donne e i bambini raccoglievano cibo dalla foresta. Il cibo veniva condiviso. Di notte, intorno al fuoco, gli anziani raccontavano storie, insegnando ai bambini informazioni su questo luogo, e dipingevano sulla roccia. Ancora oggi queste storie vengono custodite e tramandate.

Questa località, ricca di acqua e piante commestibili, fra cui il quandong, il pruno ed il fico selvatico, è sempre stata una importante risorsa per il popolo nomade Matutjara. Il fico autoctono era molto apprezzato perché era raro nei tempi antichi trovare cibo dolce. La vite rampicante è velenosa. viene usata come medicinale contro la febbre. Essa viene posta sul fuoco accanto al malato. il fumo è l’agente curativo. ​Mutitjulu è la pozza d’acqua più grande e perenne, quindi affidabile, intorno alla base di Uluru. Gli Ananga credono che sia la casa del serpente d’acqua, che vive qui e ha il potere di controllarla, pertanto è un luogo di grande rispetto e trattato come sacro. Nuotare, inquinare o spaventare gli animali metterebbe a rischio la sopravvivenza della popolazione.

KATA TJUTA PASSEGGIATE

Walpa gorge walk 2,6 km a/r

La gola di Walpa è sempre stata un’importante fonte d’acqua. Piante rare e animali autoctoni cercano rifugio in questo burrone ricco di umidità. Kata Tjuta è sacro per gli uomini Anangu, che hanno sempre mostrato rispetto quando hanno visitato questo luogo. Si accampavano a breve distanza e camminavano silenziosamente. Non nuotavano nelle pozze d’acqua. Anche le donne entravano in questa zona per raccogliere cibo e acqua. Nella società aborigena le attività sono rigidamente suddivise fra generi.

Valley of the winds, Karu look out 2,2 km a/r

Valley of the winds, Karingana look out 5,4 km a/r

Valley of the winds, circuito completo 7,4 km a/r

Ho percorso l’intero circuito della Valley of the Winds. Consiglio veramente questa esperienza perché è molto diversa dalla Base Walk di Uluru dove, praticamente, si rimane sempre sul perimetro del massiccio, passeggiando in piano. Nella Valley of the Winds invece ci si insinua fra le cupole di roccia, e ci si cammina sopra in certi tratti. Non ci sono pendenze particolari, tuttavia bisogna avere scarpe con una buona presa.

Lungo i sentieri è possibile apprezzare delle fioriture spontanee meravigliose

Per quanto riguarda il tramonto a Kata Tjuta è meglio arrivare per tempo perché lo spiazzo non è grandissimo, hanno predisposto delle panchine, ma sono poche, pertanto è meglio premunirsi se si vuole il “posto in prima fila”, anche se, inevitabilmente, qualche ritardatario verrà a piazzarsi proprio davanti a voi per i selfie di rito.

Ad Uluru, anche se c’è molta più folla, il problema non si pone perché i parcheggi sono enormi. Panche qui non ne hanno messe, ma tanti si portano le proprie seggioline pieghevoli e le birre.

 

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